CONFESSIONI DI UN PENTITO FANTASMA
Un patto scomodo. Una verità sepolta. Un’amicizia impossibile.
Giandomenico Anastasi non è un eroe. È un giornalista calabrese con il fiuto per le storie marce, quelle che fanno male. Quando si imbatte nell’omicidio irrisolto di Eleonora Mansini, sa che qualcosa non torna. Una ragazza scomparsa, una pista fredda, troppi silenzi. Un’altra vittima di nessuno, in una Calabria dove la morte ha smesso da tempo di fare rumore.
Poi arriva lui. Michele Scinti. Un nome sussurrato con paura, un boss della ’Ndrangheta che ha deciso di parlare. Ma alle sue condizioni e spinto dalla vendetta. Insieme scavano nel passato, tra segreti di famiglia e omicidi dimenticati. La storia di decenni di ’Ndrangheta che passa attraverso i moti di Reggio, le Saline, il terrorismo eversivo, i tentati golpe. Le collusioni con massoneria, servizi deviati, politica...
E mentre Andreina – vicina di casa e compagna di vita, furia lucida e indomabile – cerca di tenerlo ancorato alla realtà, Giandomenico scivola sempre più a fondo. Perché ascoltare i mostri, a volte, significa iniziare a parlare la loro lingua.
Un romanzo di verità negate, alleanze ambigue e inquietudini che scavano dentro, proprio come un tarlo.
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CONFESSIONI DI UN PENTITO FANTASMA
Giandomenico Anastasi è un giornalista di lungo corso, disilluso, abituato a raccontare il peggio del mondo con il distacco di chi ne ha viste troppe. Ma quando si trova a dover indagare sulla morte di una giovane donna, Eleonora, la vicenda lo travolge più del previsto. È una storia che avrebbe voluto evitare, troppo dolorosa, troppo vicina.
Nella sua vita entra improvvisamente Andreina, una donna vivace e determinata che, attratta dal suo spirito inquieto, lo affianca nell’indagine. Insieme s’inoltrano in un labirinto di segreti e ambiguità che li trascina in un vortice di eventi imprevedibili.
Quando l’inchiesta sembra arenarsi, Giandomenico viene "rapito" e costretto da Michele Scinti, detto U’ Pituni, un boss latitante della ’Ndrangheta, a scrivere la sua biografia. Con l’intermediazione di un ambiguo sacerdote, don Vito, il giornalista è obbligato a dare voce a un criminale che vuole denunciare il sistema di cui era parte.
Le giornate passate al fianco del boss si trasformano in un viaggio nella memoria e nella coscienza. Attraverso i racconti di Michele, emergono verità mai rivelate su decenni di storia italiana: appalti truccati, collusioni politiche, legami con i servizi segreti, la massoneria e la mafia siciliana; i moti di Reggio Calabria, la Liquichimica di Saline, il centro siderurgico di Gioia Tauro, lo scandalo dei rifiuti tossici.
In quell’intreccio di confessioni e ricordi, Giandomenico comincia a intravedere nell’uomo che ha di fronte qualcosa di più complesso del semplice male. Finisce per comprenderne, a tratti, la logica e i dolori. Ma ogni passo avanti lo conduce più vicino al rischio di perdersi — nella mente del boss, e dentro se stesso.
Il Tarlo è un thriller civile che scava nelle zone oscure della storia e della coscienza umana. Un racconto di paura e verità, di memoria e redenzione, che riporta alla luce le radici profonde di un male antico e mai davvero estirpato.
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